La scatola dei ricordi


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Io non lo so…

… dove vanno le persone che muoiono ma so dove restano.

Margaret Mazzantini – Non ti muovere.

E’ una settimana strana questa. Lunedì notte ho sognato Francesca. Stanotte ho sognato Anna Lisa. Le abbracciavo entrambe, fortissimamente. Non sono brava ad interpretare i sogni ma in casi come questi non credo sia necessario andare da uno strizzacervelli per farmelo spiegare.

Mi mancano tanto, ancora, sempre.

 


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Fiducia e speranza.

Sto cercando un angolino in cui nascondermi per la vergogna: riapro solo oggi il blog e ci trovo gli auguri delle persone che sono passate a salutarmi. Il mio blog piccolo piccolo che nonostante la mia assenza ha tenuto compagnia a qualcuno. Cosa posso fare per riparare? Mettermi in ginocchio sui ceci? per favore non chiedetemelo perchè sarei disposta a farlo!

Non sono mai stata mai così tanto tempo senza scrivere da quando ho aperto il blog. E’ che non ne ho sentito la necessità di farlo, sarà perchè durante questi giorni di festa ho avuto modo di passare del tempo con gli amici e di chiacchierare con loro. La scelta di aprire il blog credo sia nata proprio dalla necessità di parlare, di analizzarmi, di guardarmi dentro. In questi giorni invece è stato bello ascoltare.

Lo so che avevo promesso un post sul compleanno di Puffoforzuto ma adesso, a distanza di più di due settimane, non so se riuscirò a rendere bene l’idea di come sia andata la serata. Posso solo dirvi che avevamo la sala tuuuuutta a nostra disposizione, solo per me, la Tata e Puffoforzuto, che abbiamo mangiato pesce e bevuto vino (tranne la Tata ovviamente: le abbiamo concesso dell’acqua con le bollicine), che non sono mancate le sorprese e le lacrime di gioia, soprattutto quando la Tata ha preso il suo regalino e l’ha portato al suo papà: un cuscino con su scritto “La mia più grande ricchezza è la mia famiglia”. Decisamente banale ma, per uno che ambisce a diventare milionario da quando era piccolo, è stata una mossa da “colpito e affondato”. Ciò che invece ha assorbito gran parte delle mie energie durante la settimana precedente al compleanno di Puffoforzuto è stata la realizzazione di un video in cui tutti gli amici e le persone care a Puffoforzuto gli facevano i propri auguri attraverso un videomessaggio. Ho contattato i suoi migliori amici, i suoi compagni di scuola delle superiori e i suoi colleghi di lavoro e tutti hanno accettato e mostrato grande disponibiltà e affetto. Del resto come si fa a non voler bene ad uno come Puffoforzuto? Mi sono arrivati più di 20 video, tutti con formati diversi  e se non fosse stato per il Grande Capo che me li ha convertiti ed incollati con sapienza ora sarei ancora lì ad impazzire! Non vi dico le facce che faceva Puffoforzuto durante la visione del video finale: sorpreso, divertito, commosso. Proprio non se l’aspettava. Oh yeah!

Vogliamo parlare delle feste? di quanto abbiamo mangiato e oziato? sono stati giorni vissuti con grande serenità, persino preparare la cena della vigilia di Natale è stata meno impegantiva e stressante degli altri anni. Sarà perchè ha cucinato la Mamy mentre io accoglievo gli amici a casa? E dei tantissimi regali che ha ricevuto la Tata ne vogliamo parlare? Il salone ormai si è trasformato in una ludoteca! Cicciobello, passeggino, cucina (che non ha nulla di invidiare ad una cucina vera!), un computer ecc…

E, mentre eravamo tutti presi a mangiare gli avanzi di questi pranzi e cene spropositati, pian pianino il 2012 se n’è andato, silenzioso, col suo fagottino sulle spalle. E’ stato un anno positivo sotto vari punti di vista o forse è proprio il mio punto di vista ad essere cambiato: un anno di conquiste per la Tata, un anno di crescita per me e Puffoforzuto come coppia ma anche come singoli individui; uno anno che mi ha concesso nuove amicizie, nuove opportunità e nuovi orizzonti; sì, certo, anche un anno di controlli per il Papy ma da queste parti si guarda il lato positivo delle faccende per cui un anno in cui i controlli non sono più mensili ma trimestrali. Un buon anno direi.

Fatto di fiducia e speranza è il mio atteggiamento nei confronti del 2013. Và, voglio esagerare! ci metto pure un pizzico di coraggio in più. Questo sarà l’anno in cui mi prenderò cura di me stessa e comincio subito subito: questo mese vado a fare il mio primo controllo al seno. Ovvio che me la sto facendo sotto dalla paura già da adesso ma se Anna Lisa e Francy fossero ancora qui, credo che mi prenderebbero per le orecchie e mi ci porterebbero loro.

Voi pensatemi mi raccomando!


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Domani.

Che domani finisca il mondo o no, a me sinceramente poco importa. Tanto, se dovesse finire domani, muoriamo tutti e pace all’anima nostra, ci si vede in Paradiso. L’attesa per questo fatidico 21 dicembre per me è legata ad una data speciale: domani Puffoforzuto compie 40 anni!

Non posso anticipare nulla adesso: sappiate che ho avuto il mio bel da fare ad organizzargli un compleanno da “fine del mondo” e tante piccole sorprese che, sono sicura, lo renderanno felice. Che poi, il senso di ogni compleanno è questo. Io credo che al termine di questo evento importante, Puffoforzuto sarà felice e piacevolmente sorpreso.

Prometto un post post-compleanno ricco di dettagli, sempre che non schiattiamo tutti prima!


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Chiarezza.

Quella che ci siamo lasciati alle spalle era settimana di controlli per il Papy per cui si son recati in quel di Modena, o meglio, erano in zona perchè hanno trascorso una settimana da mio fratello Iceyes che vive in Emilia Romagna. Sono andati insieme in ospedale e questo mi ha fatto sentire più serena perchè ogni volta che li immagino soli davanti alla scrivania della dottoressa ad aspettare l’esito degli esami mi viene una stretta allo stomaco; perchè dopo ogni esito le nostre vite potrebbero di nuovo cambiare; perchè vorrei porre alla dottoressa le stesse domande che il Papy pone a me, con i suoi occhioni scuri; perchè vorrei semplicemente essere là con loro. Ho imparato col tempo a controllare la mia ansia, a non tempestarli di chiamate, ad aspettare che siano loro a farlo e soprattutto ad analizzare il loro tono di voce attraverso il telefono. Come dicevo, oggi ero più tranquilla sapendoli con mio fratello. E’ stato lui a chiamarmi ed a dirmi che il Papy ha fatto delle domande molto dirette. Premetto che non gli abbiamo mai nascosto nulla sulla natura della sua malattia: farlo, per me, significava tradirlo. Tuttavia non so quanto il Papy fosse preparato a sentire le risposte. Partiamo da un punto fermo:

L’esito degli esami è ottimo. La malattia è sempre stabile.

Certo, dipende da come si è abituati a guardare il bicchiere: per me è mezzo pieno. Dall’esito è evidente che la malattia c’è e non se n’è mai andata, per cui il Papy non è mai guarito ma questo era impossibile perchè il mieloma multiplo è una malattia cronica con la quale però ci si può convivere serenamente. Dopo il trapianto di cellule staminali la Proteina di Bridget Jones(come la chiamiamo noi) se n’è stata buona buona sotto i minimi storici. La dottoressa sostiene che protrebbe continuare a “dormire” anche per lunghi tempi ma non ha fatto mistero che prima o poi potrebbe “svegliarsi”. Certo questa cosa non mi lascia indifferente ma è come dire che “prima o poi tutti dobbiamo morire”, magari proprio il 21 dicembre prossimo…

La cosa veramente positiva è che facendo i controlli trimestrali possiamo monitorare la situazione e, qualora qualcosa dovesse cambiare, si potrebbe già iniziare a bastonare la proteina con la sua giusta cura.

Ma poi guardo il Papy che gioca con i suoi nipotini, uno sulle spalle e gli altri due che gli corrono dietro e la paura, quel filino di paura che mi prende lo stomaco, se ne torna da dove era venuta.


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It’s Christmas time.

E’ inutile negarlo: il Natale è la festa dell’anno che aspetto con più gioia/impazienza. Non credo sia solo la festa dei bambini e se lo fosse non avrei imbarazzo a definirmi tale. Era necessaria questa premessa da persona seria…

… stamattina Puffoforzuto è andato al lavoro prima del solito. Non ho avuto nemmeno la forza di alzarmi per salutarlo: anche se avessi voluto farlo non avrei potuto perchè avevo la Tata aggrovigliata al collo, per cui, bye-bye. Più tardi le principesse di casa si sono svegliate ed hanno fatto colazione con calma, con molta calma. L’unico programma per la mattina, visto il freddo che c’era fuori, era starsene a casa a giocare. C’è da dire che i lunedì mattina casa nostra è bella pulita e luccicante perchè passo buona parte del weekend a pulire, ramazzare, riordinare mentre Puffoforzuto e la Tata se la spassano tra un gioco e l’altro. Avendo casa pulita e non avendo nessunissima intenzione di pulire sul pulito, ci siamo sistemate a terra sul nostro tappetone con i nostri bei pigiamoni colorati e abbiamo dato sfogo alla nostra fantasia.

DIN DON!

Io e la Tata ci siamo guardate. Lei è balzata in piedi ed è corsa alla porta urlando “Nonaaaaaa”. Ho guardato dallo spioncino e la scena che ho visto è stata questa: Puffoforzuto che si nascondeva dietro alla scatola dell’albero di Natale. E’ stato un attimo: ho urlato come una bimba che incontra personalmente Babbo Natale e saltellando e battendo le mani ho aperto la porta. Puffoforzuto si è lasciato trovare dalla Tata, spalancandole un abbraccio. Io intanto ho trascinato la scatola in casa ed ho cominciato ad aprirla, sotto lo sguardo incuriosito della Tata. Ci ho messo tutta la mattina e tutta la sera e il risultato è più o meno questo:

albero di natale

E stasera si procederà con gli addobbi e con il presepe. La Tata avrà il suo bel da fare nei prossimi giorni! Quasi sicuramente a questo post ne seguirà un altro proprio su questo.

Inizia il conto alla rovescia… siamo a -21!


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Un sole di 58 anni.

Vorrei regalarti il sole

ma il sole mio,

mammina, sei tu!

Buon compleanno!!

Se ti conosco come credo di conoscerti, in questo momento stai sorridendo! Sappi che se me lo chiedessi, sarei disposta ad alzarmi in piedi sulla sedia, stasera in pizzeria ed a recitartela a voce alta davanti a tutti!

Ricordi quello che ti ho detto l’anno scorso? Non è cambiato nulla, se non l’amore che provo per te: più grande, più consapevole del dono che sei per me.

Auguri di cuore, mamma.

Ti amo.


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Profumo di famiglia.

Il Papy ha sempre avuto la passione della campagna: passione che l’ha portato dapprima a comprare il terreno da coltivare e poi a costruire una casetta tutta nostra. L’abbiamo disegnata insieme, decidendo gli spazi e cercando di accontentare i desideri di ognuno di noi: io ho voluto il camino (ditemi, che casetta di campagna sarebbe senza un camino?), la Mamy ha voluto un’ampia cucina in muratura, la Sory un piazzale grandissimo pavimentato su cui sguinzagliare i nostri marmocchietti e mio fratello Iceeyes è stato il suggeritore della zona forno a legna-barbecue.

Stamattina, malgrado fosse novembre inoltrato, noi eravamo lì a goderci il sole ancora caldo con la Tata che pasticciava con la terra (sarà andata avanti e dietro non so quante volte a riempire l’acqua alla fontana per innafiare i fiorellini) e che  La Mamy e la Sory impastavano, stendevano, preparavano. Io sono l’addetta alla supervisione dei marmocchietti: sarà per tenermi le mani impegnate?! Ad ogni modo oggi sul piano cottura c’erano tre pentoloni pieni di uva che il Papy e la Mamy avevano sapientemente privato dei noccioli (si parla di quantità industriali eh! 25 kg di uva!) e che si trasfomerà nella mostarda che io tanto adoro e che andrà a farcire le crostate che la Mamy preparerà durante l’inverno e i dolcetti natalizi.

Mentre l’uva era in cottura, la Sory sbucciava dei limoni che a breve si sarebbero trasmormati in un limoncello gustosissimo, l’unico che riesco a bere senza che l’alcool mi bruci la bocca e lo stomaco!

Facciamo un gioco. Provate a chiudere gli occhi e lasciatevi guidare da me. Vi fidate? Immaginate una casetta di campagna, circondata da ulivi. Avvicinatevi alla finestra: passateci la mano sopra per toglierci quella patina di umidità. Cosa vedete?

Ora aprite la porta: questo profumo di mostarda, di limoni e clementini che sentite è il profumo della mia famiglia. Credo sia andato qui, all’immagine di noi in questa casetta di campagna, che sia andato il mio pensiero quando abbiamo scoperto la malattia del Papy. Credo sia stata questa la mia paura più grande durante le fasi delicate delle terapie: non poter sentire ancora questo profumo.


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Farfallina.

La conquista della mia libertà è legata ad una data precisa: 15 ottobre 2002. Avevo 23 anni. Lo so cosa state pensando: un po’ troppo grandicella? In effetti sì ma credetemi se vi dico che non è stato affatto facile.

Come vi avrò già raccontato qualche post fà, sono stata fidanzata per sette lunghi anni con un ragazzo che pensavo di amare. Ecco, pensavo, ma a sedici anni non lo sai bene cosa intendi per amore. Posso dire di averlo capito quando la nostra storia è finita. Quando io ho deciso, inaspettatamente agli occhi di tutti, che era giunto il momento di porre la parola fine. Io avevo un vulcano dentro di me, che ho cercato di tenere a bada per troppo tempo e che non ho potuto più controllare. In quei sette anni mi ero giocata la cosa più importante che avessi: la libertà. Niente uscite con le amiche, figurati poi se si fosse trattato di amici… Niente Università! Troppo pericoloso, certo non per me. Io e lui, al massimo con i suoi genitori. Moltiplicatelo per sette lunghi anni e vedrete che come risultato vi darà lo stesso che ha dato a me: fine della storia.

Non vi sto a raccontare nei dettagli di tutte le difficoltà che ho dovuto attraversare, dei pedinamenti, delle liti ferocissime con i miei genitori e con mia sorella. Non l’accettavano. Non che lui fosse uno stinco di santo o il miglior ragazzo che si potesse desiderare per me, tutt’altro. Era la situazione che non riuscivano a gestire. Non mi riconoscevano più: mi chiedo se ci avessero davvero provato a conoscermi all’epoca. Dal canto mio io avevo ben chiaro quello che avrebbero dovuto fare tutti: farsi da parte, lasciare che fossi io a gestire la cosa da sola, perché era in ballo il mio futuro, erano in gioco i miei sentimenti. Lui? un bambino capriccioso che batte i piedi a terra e chiede ai suoi genitori di ridargli il suo giocattolo preferito. Suo padre e sua madre cercarono di convincermi  dapprima con le buone a tornare con lui, sventolandomi un brillante davanti agli occhi e poi con le cattive, minacciandomi che se il figlio avesse compiuto un gesto insano avrei dovuto risponderne io. Deprimente. Avevo solo 23 anni e non stavo divorziando. Era saltato il rapporto con i miei genitori, con mia sorella. Solo due persone non mi voltarono le spalle: mio fratello Iceeyes e Grande Capo. Mio fratello mi offrì di dormire nella sua stanza, visto che con mia sorella non c’era più dialogo. Grande Capo mi diede tutto il suo sostegno sotto forma di libri nuovi in cui avrei potuto riconoscermi, di lunghe chiacchierate in cui riuscivo a non sentirmi in colpa ma ad assaporare – seppur ancora a piccoli sorsi –  il gusto della libertà. Con lui non mi sentivo giudicata. Dietro suo suggerimento decisi di iscrivermi all’Università. Lui stesso mi ci accompagnò.

Ormai avevo spiccato il volo. La settimana dopo mi iscrissi in palestra (è inutile che ve lo domandiate: lo sport era out quando stavo con lui). Poi un giorno, mentre cercavo di rilassarmi sul divano, ascoltai questa canzone.

Farfallina – Luca Carboni.
Un fiore in bocca
può servire…
non ci giurerei ma dove voli
farfallina
non vedi che son qui
come un fiore
come un prato
fossi in te
mi appoggerei per raccontarmi
per esempio
come vivi tu
potresti dirmi
sorellina
in cosa credi tu
cosa speri
cosa sogni
da grande che farai
se ti blocchi
contro il vento
o spingi più che puoi
che paura certe notti
ti senti sola mai
Così sola da
da non poterne più
Se hai bisogno d’affetto
se ne hai bisogno come me
se hai bisogno d’affetto
e di qualcosa che non c’è
… per te tra gioia
e dolore
che differenza c’è
vuoi dei figli
sì dei figli
o non ci pensi mai
e il sesso è un problema
oppure no
sembri libera e felice
o a volte piangi un po’
Si dice in giro
farfallina
che tu l’anima non l’hai
e come fai
piccolina
a dire si o no
Non pensare che sia pazzo
se sto a parlare con te
è che sono solo
sorellina
così troppo solo che
Ho bisogno d’affetto
per oggi tienimi con te
ho bisogno d’affetto
ho bisogno anche di te
ho bisogno di amore
e di qualcosa che non c’è
Ho bisogno d’affetto…
ho bisogno d’affetto…
ho bisogno d’amore…

Ogni singola parola sembrava esser stata scritta per me. La melodia mi entrò nella testa e nel cuore. Due settimane dopo aver rotto il mio fidanzamento, precisamente il 15 ottobre del 2002, una farfallina blu fù tatuata sulla mia pelle, indelebilmente, sul mio ventre. Mai più, a nessuno, avrei dato il diritto di privarmi della mia libertà. Da quella stanza ne uscì un’Alessandra diversa: più sicura, più forte ma soprattutto più fiduciosa nel futuro. E col tempo ho recuperato il rapporto con i miei genitori e con mia sorella. Ho intessuto nuove e preziose amicizie. Come dite? Anche con i maschietti? Beh, Grande Capo oltre ad essere il mio Capo è anche il mio migliore amico.


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Mamma hai perso il lavoro.

E’ da un paio di settimane che la Tata piange e si dispera quando devo andare al lavoro. Non era mai successo prima, eppure ho ripreso a lavorare quando lei aveva solo 4 mesi e la lasciavo a casa con Puffoforzuto o con la Mamy. Sicuramente adesso che è più grandicella è più cosciente e per questo ne soffre. E non ci soffre solo lei. Oggi andar via è stato traumatico forse più per me e sono arrivata in ritardo di dieci minuti (cosa che è successa si e no quattro o cinque volte in 12 anni…).

Io lavoro solo nel pomeriggio, dalle 16 alle 20. Le sto provando tutte.

Se prima di andar via è sveglia, la saluto dicendole: “Amore, la mamma va al lavoro ma poi torna, ok?”…

… ueeeeeeeeee!!

E inizia la fase dell’attacco stile Koala! Provo a consolarla, provo a distrarla, Puffoforzuto s’inventa di tutto ma lei niente! Piange e si dispera. Fatto sta che io da quella porta ci devo uscire.

Ho provato anche a farla addormentare prima di andare al lavoro: occhio non vede… No. La Tata non mi vede quando si sveglia…

… ueeeeeeeeee!!!

Appena mi vede indossare le scarpe, intuisce e BAM! si pianta davanti alla porta. Che poi, dopo avermela fatta pagare (perchè ai suoi occhi la sto abbandonando), tempo cinque minuti, chiamo Puffoforzuto e la sento ridere e giocare con lui.

Vogliamo parlare anche del fatto che se c’è lei Puffoforzuto non può sfiorarmi? Sono out carezze, abbracci, grattini… i baci poi sono proprio fuori discussione! Mi sembra di avere in casa mio padre! La mamma è sua, tutta sua. Che poi, una piccola parte di me ne gioisce eh, mica a voi lo devo nascondere ma so perfettamente che questo comportamento non fa bene a lei e non fa bene a noi come coppia. Abbiamo provato a coinvolgerla, ad abbracciarci tutti e tre ma appena Puffoforzuto mi abbraccia parte il ditino “no no!!”.

Ci siamo. La fase edipica è iniziata.

Suggerimenti?